Archivio | ottobre 2015

3MSC – 3 minuti senza Codice


Doverosa premessa: quello che leggere è realmente accaduto.
In una mattina come tante, esco dal passo carraio per imboccare la “mia” via, non molto larga, ma a doppio senso e, alla mia sinistra, incurante della poca visibilità causata dalle auto in doppia fila, sfreccia una vettura che mi sfiora il muso. Fortunatamente mi sporgo sempre lentamente, visto che spesso i pedoni sul marciapiede ignorano un cancello che si apre.

Percorro 100m e giungo alla prima svolta, dove ho la precedenza e come sempre nessuno rallenta per darmela. Svolto e incrocio una minicar che viaggia quasi a centro strada, le “faccio i fari” e ricevo una serie di improperi. Allo stop successivo attendo per svoltare e la prima vettura che sopraggiunge, svolta senza freccia (si usano ancora?). Dopo quasi un km svolto con il verde a destra e la vettura dalla direzione opposta decide che non è fondamentale considerare che abbia la precedenza e mi “accelera sul muso”. Quasi in ufficio, a qualche km, metto la freccia a sinistra, in un punto consentito, perchè sono quasi giunto al parcheggio aziendale e da dietro mi suonano. Forse avrete impiegato più tempo a leggere, che non io a percorrere la strada. Qualche considerazione: non abito a Bombay, ma a Torino, non sono un imbranato al volante e quello che ho raccontato accade quasi quotidianamente e quasi in fotocopia.

Trascurando il fatto che qualcuno potrebbe suggerire di cambiare mezzo di trasporto o di andare a piedi, traggo questi spunti, non tanto per ergermi a paladino della legge o a modello comportamentale, ma mi inducono a riflettere ancora una volta su cosa sia la circolazione e più in generale l’automobilista medio. Tra i comportamenti che ho descritto ce ne sono alcuni che ignorano il buon senso, altri di ignoranza vera, delle regole e dei pericoli che conseguono a certi comportamenti. Chi legge questo blog avrà notato come ormai sia spesso presente questa mia vena polemica e un po’ trombona, ma è sotto gli occhi di tutti un peggioramento della qualità degli automobilisti. Nel mio caso, quello torinese intendo, non si può neppure attribuire ciò al peggioramento del traffico, giacché salvo cantieri particolari, le auto in circolazione sono sempre meno, a causa di una crisi reale e dei costi di utilizzo dell’automobile. Questo a mio avviso non autorizza però a comportarsi come degli irresponsabili, perché il più delle volte si compiono azioni per le quali non si immagina la conseguenza.

Sono consapevole che non si possa pretendere un livello di qualità di guida da piloti per chiunque, visto che per molti l’auto è il più grande elettrodomestico di casa e io rispetto anche questa visione, tuttavia vige un senso di irresponsabilità, accresciuto dal fatto di non essere totalmente concentrati sulla guida. Tengo sempre a ribadire come io non sia esente da critiche, giacché ogni tanto (per fortuna poche volte) vengo multato, pur se non per infrazioni gravi, ma mi reputo in grado di valutare e prevenire certi comportamenti altrui, provando talvolta anche un poco di frustrazione, nel dover subire, vedendo che agli altri vada sempre bene. Mi reputo uno degli ultimi romantici per i quali prendere una multa risulta come un disonore, dunque come una cosa da evitare.

Non intendo ergere questo mio punto di vista come modello comportamentale, ma rimango fermamente convinto che in circolazione ci siano guidatori troppo superficiali e di conseguenza pericolosi e, come cittadino, sono un pochino sconfortato.

Rotonda radente


In Liguria, dove trascorro i fine settimana al mare, più precisamente nelle vicinanze di un tratto d’Aurelia, sono stati recentemente terminati i lavori di rifacimento di un ponte che attraversa uno dei tanti torrenti che nella brutta stagione riversano le acque in mare. Con l’occasione, siccome il ponte era anche un incrocio di strade regolate da semaforo, si è provveduto alla creazione di una rotonda, al momento provvisoria, a raso. Da qui, le mie perplessità già emerse nei confronti di rotonde o spartitraffico “disegnati”, che molto spesso vengono ignorati, forse anche perché non visti.

Il problema è proprio quello della visibilità della rotonda e in particolare, visto che la cosa mi sta più a cuore, quella degli attraversamenti pedonali, sia in prossimità, che nei 100 metri precedenti. Ho immediatamente constatato che il flusso veicolare non rallenta più come prima, quando anche con il semaforo verde si intuiva la presenza di un incrocio, ma al massimo la manovra viene fatta giusto in prossimità dell’immissione, qualora si veda un altro veicolo, altrimenti si sa di poter tirare dritto, con buona pace, si fa per dire, dei pedoni che devono attraversare. Sono consapevole del fatto che questa sia una fase ancora di studio per la nuova viabilità, ma spero che i funzionari preposti ne tengano conto, perché è pur vero che il traffico in questo modo risulti più scorrevole, tuttavia , quando gli attraversamenti pedonali non sono regolati da semafori, occorre anche un minimo di aiuto per i pedoni, che qui poi sono spesso anziani o come me, genitori con passeggino, dunque categorie più lente e più “deboli” nell’attraversare.

Sarà difficile, anche se sarebbe più efficace, che venga realizzata una “vera” rotonda o che vengano posti (spero di no) i famigerati bumper, i rialzi, perché visto il traffico intenso renderebbero disagevole il passaggio di ambulanze che qui non hanno altre vie di transito.

Esprimevo pocanzi le mie perplessità nei confronti delle rotonde a raso, perché ormai da una quindicina di anni ve n’è una esattamente sotto casa dei miei genitori, dove abitavo anche io sino a qualche anno fa. Anche in questo caso, il rialzo è praticamente invisibile, pur se esiste, ma è talmente “carrabile” che non viene quasi considerato. Qui forse è ancora più grave la situazione, poiché tutta la rotonda dovrebbe trovarsi in una zona rialzata, ma anch’essa è molto bassa, al punti di non si avvertire la salita. Il risultato è che la circolazione della via più grande “mangia” quella della via per così dire secondaria, dal momento che è sufficiente non rallentare per intimorire chi sopravviene e indurre a rinunciare di rovendicare la precedenza, per non impattare (di lato) con chi arriva. Insomma, più che una precedenza, in molti casi è una prova di forza, non dimenticando poi che ci si trova in zona residenziale, con pedoni che attraversano per andare al cimitero (non in senso figurato) e verso la piscina comunale. Qualcuno potrebbe obiettare che magari non c’era tutto lo spazio necessario, ma in questo caso è evidente che si sarebbe potuto “mangiare” un paio di metri per lato senza grossi problemi, mentre si è preferito adattare una sede stradale con semaforo, al nuovo scopo, con pochissime modifiche.

Senza volersi ergere a urbanisti, occorrerebbe talvolta un po’ più di osservazione e buon senso, magari mettendo anche a bilancio delle possibili correzioni, evidenti talvolta solo con la messa in pratica e servirebbe, perché sin qui non ne ho parlato, anche un po’ di rispetto delle regole del Codice della Strada e del buonsenso da parte di tutti noi.

El Talisman


Con l’imminente commercializzazione della Renault Talisman, berlina e familiare (il che non è poco) anche la Casa francese entra o forse rientra, in quella che probabilmente è una delle zone più calde del mercato automobilistico: il segmento D-E, ovvero uno dei terreni di caccia prediletti dell’industria automobilistica tedesca. Inutile citare le concorrenti, giacché basta imboccare una qualsiasi autostrada in un giorno lavorativo o frequentare una qualsiasi zona uffici di una città, per scoprire la composizione della fauna.

Eppure, un po’ come accade ogniqualvolta entri sul mercato una concorrente della Golf, benchmark nel suo segmento, esploro sempre con curiosità la nuova arrivata. Ad onor del vero, tornando alla Talisman, vi è sì la concorrenza del premium tedesco, ma la battaglia è ben più accesa, dal momento che il premium “si paga”, dunque c’è anche lotta nelle fasce più basse, dove le versioni “business” sono molto richieste. Qui troviamo infatti la Ford Mondeo, la VW Passat, sebbene entrambe puntino molto più in alto rispetto al passato, Skoda Octavia-Superb, Peugeot 508, Opel Insignia, giusto per citare le principali e più commerciali vetture, senza trascurare le imminenti Jaguar XE e Alfa Romeo Giulia, in quanto checché se ne dica, faranno numeri prevalentemente con le varianti a gasolio scelte per gli utenti “chilometristi”.

Sulla Talisman Renault ha perciò investito molto e non ne fa mistero, a partire dallo stile, più moderno rispetto alla Laguna che sostituisce e collocato nel nuovo linguaggio formale del marchio, cui appartengono la nuova Megane di prossima uscita, a cui spetterà il compito di insidiare la Golf. Il nuovo stile esibito dalla Talisman, mantiene a mio avviso un senso di tradizionalismo che potrà piacere alla clientela del segmento, la quale dal mio punto di vista, ama la modernità pur possedendo un animo conservatore. Probabilmente la DS del 1955 oggi piacerebbe poco alla clientela, che magari preferirebbe una tre volumi più filante, ma nulla più.

Eppure, ribadisco, il lavoro operato su Talisman è secondo me notevole in primis per l’innalzamento della qualità percepita e secondariamente per la volontà di proporsi come visione diversa rispetto quella tedesca. In realtà e qui arrivo al dunque, dopo aver un poco girato attorno alla questione, anche i francesi della Renault hanno dovuto ammettere un po’ di “tedeschitudine”, quasi a voler apporre un timbro di qualità sul proprio prodotto. Infatti viene dichiarato senza (apparente) vergogna che sulla verifica della qualità e in generale sul controllo del progetto, abbiano vegliato i partner di Mercedes. Sicuramente il marketing avrà spinto per sbandierare la questione, in modo da rassicurare la clientela, fornendo una sorta di bollino di garanzia, ma confesso che a me la cosa faccia sorridere. Lo fa in particolare pensando all’orgoglio nazionalista francese (i postumi della seconda Guerra Mondiale, nei confronti dell’invasore tedesco, non ritengo siano totalmente estinti) e ancor più pensando che Mercedes sarà sì un partner, ma sul mercato resta ancora un concorrente dal quale ci si è fatti “aiutare”.

Ho esagerato con un po’ di chiacchiera e provocazione da bar, ma ho ritenuto la cosa quantomeno singolare. Non lo è invece se pensiamo all’ormai infinita serie di collaborazioni, condivisioni di piattaforme e motori tra numerosi costruttori: per rimanere in casa Mercedes, la prossima suv compatta a marchio Infiniti, ovvero Nissan, ovvero Renault, sarà basata sulla piattaforma della GLA. Sarà, anzi è, sempre più difficile immaginare modelli “autoprodotti”, dunque è il caso di abituarsi a frequenti travasi tecnologici.

Rispetto alla Talisman, in variante tre volumi e “sporter” risulterà poco appetita nella prima configurazione in Italia, dove ad esempio non è più commercializzata la versione berlina della Peugeot 508, ma sarà interessante valutarne l’impatto e il successo, vista la moltitudine di concorrenti. Probabilmente in Renault non ne avranno affatto scelto a caso il nome.

Sei Euro 6?


Sul caso-Volkswagen non ho sinora espresso un parere pubblico, perché non mi ero e non mi sono ancora fatto un’idea completa a proposito. O forse sì. E’ un successo, una catastrofe e un episodio. E’ un successo di un’agenzia, un ente non governativo che è riuscito ad affermare che quanto sosteneva in termini di emissione “sballate” da parte del costruttore era vero. E’ una catastrofe, perché si può profilare un danno economico di una nazione, la Germania e di un sistema economico, l’Europa che possiede un’industria che vive di esportazioni negli USA. E’ un episodio, perché non sappiamo come evolverà la volontà di sistemare le cose, sia dal punto di vista del legislatore, sia da quello del costruttore o dei costruttori, se si scoprirà che anche altri marchi e gruppi si sono comportati allo stesso modo.

Mi sia perdonata questa dissociazione di pensiero, ma come credo sia capitato ad altri addetti ai lavori o magari a semplici appassionati come, questa vicenda può lasciare di stucco, anche se non completamente. Mi riferisco in particolare ad un parametro che sulla carta ha un valore e dai rilevamenti delle riviste ne ha un altro, parecchio discordante: il consumo dichiarato. E’ sufficiente sfogliare una qualsiasi rivista specializzata, per riscontrare come i consumi reali siano di gran lunga superiori a quelli omologati in maniera ufficiale. Cosa significa? In parole povere, possiamo dire di essere costantemente raggirati dai costruttori, perché ci promettono una cosa e ce ne offrono un’altra, magari eccellente, ma pur sempre diversa da quanto promesso. Nessuno di noi gradirebbe indossare una Lacoste con una manica più lunga dell’altra o con le maniche al gomito, eppure con le automobili ci troviamo in una condizione di questo genere. Da un lato il legislatore si trova ad omologare vetture “farlocche” e ne parleremo più avanti, dall’altro il costruttore offre al legislatore vetture conformi per i test, ma non per la circolazione, così come il ciclo di prova da rispettare è del tutto irreale. Alla luce di ciò, sia il legislatore che il costruttore rispettano i termini di legge, ma è il metodo di verifica a fare acqua da tutte le parti.

Il caso di VW in Usa è ancora più articolato, sebbene secondo me rappresenti l’appendice di quanto scrivevo poco sopra: infatti, assumendo che le vetture possano sforare determinati parametri, si è ricorso ad una mappatura fantasma, ma non troppo, in grado di addomesticare il motore e riconoscere da una serie di parametri (ormai le vetture sono piene di sensori) se qualcuno stesse facendo una verifica delle emissioni. Non sono esperto di diritto e di legge, ma secondo me qui siamo già nel campo della frode, o poco lontano. Per lo stesso motivo non sta a me giudicare, pur se devo ammettere di essere attonito, incredulo, poiché ho sempre individuato nell’industria tedesca dei valori e metodi certamente orientati alla rettitudine. Non credo, in ogni caso, che adesso si debba additare una Golf come nemica del pianeta, quanto piuttosto si debba, oltre a giudicare ed eventualmente perseguire VW laddove abbia sbagliato, senza dimenticare il valore intrinseco di un prodotto. Lo dico chiaramente: non ho e non mai posseduto una vettura VW, quindi non devo difendere prima di tutto me stesso.

Esiste anche, ragionando i maniera complottista ed eccessiva, una velata possibilità che la guerra a VW, sia anche una guerra alle vetture a gasolio, poco considerate dagli Usa, quasi per nulla dal Giappone, che nello sviluppo dell’ibrido punta sul benzina elettrico, a differenza della corrente di pensiero europea per la quale l’ibrido passa anche attraverso il gasolio. Mi spingo forse un po’ oltre, nell’immaginare una certa volontà di screditare e isolare i conquistatori europei, che dispongono di efficienti motori a gasolio, praticamente di ogni cubatura. E’ più probabile che quanto successo non sarà la causa, ma suppongo possa diventare un pretesto per una sorta di protezionismo.

Ritengo che ciò che sta accadendo in Usa e che avrà ripercussioni a più livelli in Europa, perché credo che qualcosa accadrà, sia il cosiddetto Vaso di Pandora, finalmente salito agli onori delle cronache e spero serva per modificare i criteri di misura e di valutazione, come da anni sollecitano riviste specializzate e organizzazioni indipendenti. Occorre che i consumi e di conseguenza le emissioni, siano misurate il più possibile in condizione reale, ambientale e di configurazione della vettura , a differenza di come avviene adesso con “manichini” privi di servizi a bordo, con pneumatici di sezione stretta che difficilmente il cliente vedrà mai e non sui rulli.

Sono stati compiuti giganteschi passi avanti, dalle Euro 0 a oggi, sicuramente grazie alle imposizioni delle normative internazionali, che hanno spinto la ricerca tecnologica a correre ancora di più, ma occorre che il legislatore ponga limiti sensati e orizzonti temporali accurati. Certamente, con le vetture “elettroniche” che guidiamo oggi è più facile barare o alterare, vista la mole di dati che vengono maneggiati e la possibilità di governarli: basti pensare quante siano le modalità di funzionamento, le mappature presenti in una normale vettura. E’ inimmaginabile supporre che non si possano inserire configurazioni civetta e soprattutto è impossibile che i produttori di componentistica non sappiano quali siano i trucchetti possibili. Questo vale per tutto ciò che è elettronico, visto che pare da recenti articoli, come non siano conformi i consumi di svariati elettrodomestici.

In soldoni, noi consumatori non abbiamo armi “preventive”, perché dobbiamo fidarci e perché chi controlla dovrebbe operare e legiferare in maniera efficiente e intelligente. Resta certamente l’amarezza di doversi fidare , ma resta anche, qui emerge l’innamorato cronico delle automobili, la fiducia che siano stati compiuti enormi progressi e che si stia comunque progredendo. Ciò di cui abbiamo sicuramente necessità è chiarezza e trasparenza.