Archivio | ottobre 2014

Futurauto


Riprendo a postare dopo un’assenza piacevolmente forzata a seguito della nascita di mio figlio. Tranquilli, non vi tedierò con temi mielosi o teneri, perché non è questa la sede per manifestare i miei sentimenti. La nascita dell’erede mi ha invece sollevato un interrogativo: “Tra 18 anni, quando prenderà la patente, come saranno le automobili?”.

In realtà gli interrogativi, proiettati su di un arco temporale così vasto sono molteplici, perché in primis bisognerebbe riflettere sulla possibilità o meno che i “giovani del futuro” ritengano importante prendere la patente, visto che la mobilità del domani potrebbe essere rivoluzionata. Infatti, occorrerebbe comprendere, ma qui servirebbe la palla di vetro, se esista la possibilità che soprattutto nei centri urbani diminuisca seriamente l’uso dell’auto (di proprietà) e magari si possa scegliere il mezzo pubblico, la bicicletta o il car sharing. Già oggi, complice la crisi delle famiglie e un certo mutamento dei costumi, i giovani si avvicinano mediamente ad altri mezzi di trasporto, senza la remora di considerarsi “poveri” senz’auto, anzi considerando cool la bicicletta, la metro o magari l’auto in condivisione, “presa e mollata” solo per necessità.

Quanto detto potrebbe valere per chi non è appassionato di auto, mentre per chi come me lo è e parecchio, appare difficile pensare quantomeno al mero utilizzarlo, poiché l’automobile è anche strumento di piacere, un po’ come non riuscirei mai d’inverno a non inforcare gli sci, perché mi piace sciare. Quindi, potrei ipotizzare che crescendo con un padre così, mio figlio possa difficilmente disinteressarsi di automobili, ma tutto è possibile ed è giusto che lo sia, dal momento che mio padre, pur avendo lavorato nell’automotive, non è mai stato particolarmente attratto dalle automobili al di fuori del suo lavoro, pur intendendosi di tecnica. Considerando dunque che le eccezioni esistono e rappresentano in fondo uno degli aspetti di piacere della vita, mi piace proseguire nel gioco di immaginare il futuro.

Una delle poche certezze che ho in proposito è che difficilmente da qui a 18 anni potremo avere auto volanti, visione che spesso in passato veniva utilizzata per contraddistinguere la modernità e che invece la realtà ha sonoramente smentito, per ovvie ragioni di scarsa fattibilità. Non posso invece esibire molte altre certezze, perché 18 anni sono sì tanti, ma a ben vedere, ragionando in termini automobilistici e considerando che la vita media di un modello è intorno ai 7 anni, si deduce che stiamo parlando di due o tre generazioni al massimo. Questo per dire che gli stravolgimenti non potranno essere così radicali, anche se indubbiamente le novità e le rivoluzioni probabilmente ci saranno eccome. Sono curioso di scoprire il tipo di propulsione, ovvero se l’elettrico scaccerà il termico o, più prosaicamente, l’ibrido scaccerà il termico puro. Non volendo apparire pessimista, ritengo che realisticamente sia quello uno dei probabili cambiamenti, non negando che le soluzioni plug in o i modelli totalmente elettrici potranno invece prendere piede. Il limite secondo me non è tecnologico, o non solo, ma di infrastruttura e di fornitura di servizi, perché se cambieranno le auto, dovranno fare lo stesso le nostre case e le nostre città; è insomma un discorso certamente più ampio.

Immagino invece, dal momento che già oggi la direzione pare tracciata, che l’ambiente interno, la sua vivibilità cambieranno parecchio, evolvendosi non tanto e non solo dimensionalmente, ma nell’ottica di soddifare esigenze differenze di utenti esclusivamente nativi internet, quindi con necessità differenti. Tanto per semplificare, mi aspetto che display e sistemi di infotainment siano sempre più diffusi e che la connessione internet diventi un must per tutte le auto. Sia chiaro, non sto sostenendo che tutto ciò mi piaccia o non mi piaccia, semplicemente sto ipotizzando scenari futuribili, quindi il domani è pur sempre visto con l’occhio di oggi.

Forse, nel 2032, si sarà diffusa la guida autonoma e ci sembrerà normale un’auto che guida da sola, un po’ come oggi possiamo accettarne una che “cambia” da sola e chissà, proprio il cambio “automatico” (brutta definizione che secondo me mortifica la tecnologia che lo governa) aumenterà ancor più la diffusione, rendendo noi, guidatori nati sui “manuali”, delle specie di dinosauri. Nemmeno in questo caso esprimo giudizi, anche se come ho avuto di sostenere, io sia già oggi attratto dal cambio automatico.

Ipotizzo e un po’ spero, che da qui a 18 anni le auto possano essere realmente più leggere e resistenti, in modo da consumare meno e proteggere ancor più gli occupanti, anche se in proposito mi domando fino a che punto di potrà innalzare l’asticella, perché non credo si possa proseguire all’infinito, soprattutto tenendo conto del prezzo di vendita, che già oggi rappresenta un grosso problema. A tal proposito forse cambierà il modo di possedere una vettura e si sarà utenti o più semplicemente, così come per gli smartphone, esisteranno solo contratti mensili, una sorta di evoluzione di quanto già oggi peraltro esiste. Potrei proseguire ancora, in questa proiezione che sa un poco di Ritorno al Futuro, il film in cui il futuro era tra l’altro il 2015, dunque un mondo che è sotto i nostri occhi e che inevitabilmente non è divenuto come quello pur fantastico del film.

A ben vedere il contesto dei miei 18 anni, ovvero il 1994, confrontato con quello di oggi, dal quale sono passati 20 anni, ha dimostrato che i cambiamenti siano esistiti, perché le nostre automobili hanno dovuto confrontarsi con le norme anti inquinamento e con la richiesta di maggiore sicurezza, un radicale cambiamento in termini strutturali e di approccio, così come la vera novità è stata la nascita di “generi”: coupè cabrio e suv, poi crossover.

Ne riparleremo certamente in seguito, ma il futuro, per quanto mi riguarda è sempre affascinante.

10 anni


E’ risaputo che io non sia nostalgico del passato e che, automobilisticamente parlando, sia invece un curioso esploratore del futuro. Accade tuttavia che ogni tanto, qualche pensiero riferito “ai tempi che furono” mi sovvenga e, come in questo caso, vi renderò partecipi. Ragionando “a mente libera in coda”, ho elaborato il seguente sofisticato pensiero: le auto vecchie “di oggi” sembrano meno vecchie rispetto a quelle di una volta. Prima di essere tacciato di follia o quantomeno di banalità molesta, cercherò di spiegare.

Prendendo come riferimento le automobili di una decina di anni fa, che ritengo essere la maggior parte di quelle considerabili attualmente come “vecchie”, notavo come non apparissero vetuste se paragonate a quelle di pari età di quando io ero un bambino. A metà anni ’80, una vettura di 10 anni risaliva alla metà degli anni ’70 ed era con tutta probabilità un progetto dei primi anni di quel decennio. Un’automobile di 10 anni “di adesso” è probabilmente stata progettata all’inizio degli anni Duemila e pur se “indietro” rispetto al presente (cosa inevitabile per definizione) risulta meglio inserita nel panorama cittadino, che non una “signora” di metà anni ’70 un decennio dopo. Mi rendo conto di sconfinare nel campo delle chiacchiere da bar, ma certamente nell’arco di questi 30 anni, che per me sono quasi 40, è forse cambiato il modo di invecchiare per un progetto e i parametri per considerarlo più o meno attuale.

Ferma restando la mia predilezione per una vettura di oggi, se non di domani, lo stile, il modo di rappresentare le forme è sicuramente evoluto rispetto al passato, ma molti elementi vengono trattati in maniera simile al decennio precedente. Sto semplificando, tuttavia quello che rende ancor più obsoleta una vettura è forse più al suo interno o nella sua meccanica. Dovendo porre attenzione alla sicurezza e alla leggerezza, all’irrobustimento e alla crescita di potenza, contemporaneamente al contenimento dei consumi e del livello di inquinamento, ciò che è dovuto mutare è prevalentemente sottopelle. Da appassionato di design sono in grado a colpo d’occhio di riconoscere ciò che è più datato rispetto ai canoni moderni, ma tra una 147 e una Giulietta, tra una Golf 4 e una 7, quello che più le differenzia, rispetto ad un certo equilibrio formale, è l’apparato tecnologico. Lo stesso vale per il trattamento degli interni, dove l’unica grande differenza tra il passato recente e l’oggi è data dalla massiccia introduzione di apparati sempre connessi, di navigatori, sempre con le debite semplificazioni del ragionamento.

Le auto di 10 anni, quando io avevo 10 anni, appartenevano invece ad un mondo in cui la plastica aveva da poco esordito, ma non aveva ancora una diffusione totale; molti paraurti erano a sbalzo e non integrati nella carrozzeria (Ritmo e Renault 14 erano in fase di uscita e solo la R5 aveva iniziato questo percorso). Gli spigoli erano all’ordine del giorno (vigeva un diverso senso estetico) e i gocciolatoi dominavano i tetti. Carreggiate e immagine complessiva erano ancora legati a differenti canoni e tecnologie che solo nella metà degli Anni 80 si consolidarono e tracciarono una diversa strada. All’interno, gli ambienti erano mediamente “spartani”, senza accezioni negative e le plance meno massicce. Erano ovviamente altri tempi e l’auto, come ogni prodotto è figlio del proprio tempo. Mi soffermo invece su come la percezione di alcuni elementi possa fornire impressioni differenti.

Tornando agli esempi di poco sopra, sono perfettamente consapevole che una 147 dimostri la propria età al cospetto di una Giulietta, perché a volerla dire tutta, persino la Giulietta mostra un poco la corda in alcuni dettagli, rispetto alla produzione di oggi e non vuole essere una critica, bensì una considerazione. Si dovrebbe aprire in questo caso una parentesi sulle differenti politiche aziendali che portano FCA a non rinnovare praticamente la vettura durante la propria vita, mentre i concorrenti spingono per rinnovamenti più marcati a metà vita, per poi arrivare al capolinea. Ribadisco: non sono critiche, bensì considerazioni.

A conclusione di questo post da bar, emerge come il “mio tempo” trascorra diversamente adesso, rispetto a come lo vivevo da ragazzino, ma parallelamente l’automobile abbia compiuto balzi in avanti consistenti negli ultimi 30 anni e forse solo in questo decennio sta per accelerare nuovamente con l’innovazione. Negli Anni’70 ci fu la crisi petrolifera, oggi ad una crisi globale coesistono le ragioni dell’ecologia e di una coscienza più matura nei confronti dell’ambiente. Chissà, tra 10, 15 o 30 anni come e cosa sarà l’automobile. Ne riparleremo tra qualche migliaio di post…