Sal(off)on


È probabile che con il trascorrere del tempo i ricordi vengano addolciti, mitigati e, perché no, mitizzati, ma sta di fatto che invecchiando accada più spesso di viaggiare con la mente al passato. Qualche giorno fa, riflettevo sul piacere, almeno per chi come me è “solleticato” da certi piaceri, di visitare un Salone dell’Auto, con le maiuscole, perché degno di questo nome.

Da torinese quale sono, la memoria torna  a ciò che rappresentava il Salone dell’Automobile di Torino, ovvero un evento di richiamo mondiale nel settore dell’automotive, la cui ultima edizione si è svolta nel 2000. L’evento torinese, che praticamente muoveva i primi passi dall’avvento dell’automobile e ne consacrava a capitale Torino, ebbe dapprima cadenza annuale, poi biennale ed è questa veste che io ricordo sin da quando ero piccino. Le sedi che ospitarono la manifestazione furono diverse e tra tutte spiccano il Palazzo di Torino Esposizioni, splendida realizzazione di Pier Luigi Nervi e in seguito, sino all’ultima edizione, il Lingotto di Torino, ovvero la “casa” della Fiat, che davvero giocava in casa e che forse è stata anche tra i principali artefici dell’eutanasia di questa manifestazione.

Compiendo un piccolo sforzo di memoria, ricordo di aver preso parte nel 1980 al Salone che ancora si teneva presso Torino Esposizioni e poi, via via, crescendo e continuando ad appassionarmi, ho vissuto con grande attesa e ed emozione ogni singola edizione. Ad accompagnarmi e a lasciare che io mi facessi contagiare dalle automobili è sempre stato mio papà, che lavorando nel settore, dedicava uno dei suoi giri professionali anche a me. Ricordo (e gli armadi di casa lo possono testimoniare) la ricerca dei depliant, delle brochure che a casa sfogliavo e risfogliavo, soprattutto se erano di modelli particolarmente esclusivi; grazie alla pazienza di mio papà, che li richiedeva ad ogni stand, potevo vantare alcuni pezzi per me esclusivi. Il massimo del godimento era dato dalle cartelle stampa, che venivano rilasciate solamente agli addetti ai lavori e non certo ai pischelli come me: quelle cartelle erano in pratica la “madre di tutti i cataloghi” perché contenevano più informazioni, avevano molte foto o diapositive a colori. Non dimentichiamo che l’era di internet e del digitale erano ancora di là da venire, quindi tutti i dati erano estremamente ed esclusivamente “materiali”, al contrario di oggi, dove con un click accediamo ai siti “stampa” di qualsiasi casa automobilistica e scarichiamo sul pc foto di dimensioni “poster” o interi “pdf” di dati.

All’epoca (non stiamo parlando di 100 anni fa), ma al massimo di 15-20, il piacere mio e magari di qualche altro “invasato” era quello di possedere e toccare con mano i cataloghi, per non parlare ovviamente delle vetture. Spesso tuttavia, e la cosa non mi è mai andata a genio, le vetture erano prevalentemente chiuse, quindi non si poteva salire a bordo e impugnare il volante, almeno per una larga fetta di costruttori ma, qui viene il bello, crescendo ho avuto la possibilità di accedere al salone anche nei giorni riservati alla stampa e allora il gioco cambiava radicalmente. In pratica era tutto “open source” e magari sotto l’occhio vigile di qualche standista, ci si poteva accomodare al volante di supercar, quelle che iniziano per “F” e per “P”.

Questo, come dicevo, sino al 2000, anno in cui si tenne l’ultima edizione, ma già dalle precedenti furono parecchie le defezioni di grandi marchi, che disertavano la kermesse torinese adducendo tra le motivazioni i pesanti costi. Con la crisi di oggi certi problemi di allora fanno quasi sorridere, ma spesso dietro ai costi c’erano anche delle schermaglie con Fiat, rea di giocare “troppo” in casa. Del resto Fiat non ha mai avuto concorrenti in patria e al peggio se li è comprati…

Tornando alle “emozioni da salone”, ricordo che in molte occasioni tornavo più di una volta a visitare la stessa manifestazione: la prima era sempre con mio papà o al massimo “grazie a lui”, poi la seconda e la terza erano in solitaria o con qualche amico appassionato.  Ricordo le “pile” di cataloghi e il loro odore, appoggiati sulla mia scrivania e il piacere di sfogliare ciò che avevo preso senza quasi sapere cosa fosse. Ricordo l’attesa che arrivasse l’anno giusto, ovvero quello del Salone, e il piacere di sentirmi importante quando dallo stand dell’azienda in cui lavorava mio padre, i colleghi mi salutavano e mi consentivano  di salire sul prototipo del momento, mentre il resto del pubblico doveva ammirarlo lontano dalla piattaforma. Ricordo e qui mi sembra molto proustiano (passatemi il parallelo), i colori e l’emozione durante l’edizione 2000, quando venne lanciata l’Alfa Romeo 147 e io la vidi, non sapendo e nemmeno sperando che due anni dopo sarei stato al suo volante.

Mi rendo conto di avervi forse annoiati con il bagaglio dei miei ricordi, ma spero di aver trasmesso quella gioia, anche infantile, nel senso di pura e genuina, che provavo ogniqualvolta entravo in contatto con le automobili. Sono stati forse queste delle sensazioni irripetibili, sia per l’età (che non torna più) sia per il clima che si respirava attorno al mondo dell’auto, ben diverso da quello odierno, dove pure esistono i saloni, anche se ormai in Italia non ci sono più rassegne degne del nome. Il Motor Show di Bologna, che pure ho visitato qualche volta e che rappresentava il “sexy shop” dell’appassionato di auto, vista la possibilità di ammirare più che le auto, l’automobilismo ha subito il triste destino riservato al Salone di Torino e non si sa quale sarà il suo futuro (o quello di entrambe le manifestazioni). Tuttavia Bologna, che pure era da qualche anno inserito nel novero dei saloni internazionali, non ricopriva quel ruolo istituzionale e completo che aveva il Salone di Torino, in grado di mostrare sì le auto, ma insieme alla capacità di saperle fare. Il Salone di Torino, lasciatemelo dire da torinese, era proprio quello: il simbolo di un territorio in cui si sapevano (e si sanno) “fare” le automobili, proprio partendo dal verbo “fare”, che ha una connotazione di vera creazione.

Ho nostalgia, pur essendo giovane, di quel passato recente e coltivo il sogno di poter rivedere il Salone di nuovo a Torino, ma la parte più razionale di me è consapevole delle innumerevoli difficoltà, del momento di crisi dell’auto e non, ultimo della Fiat stessa. Più di una volta, nell’ultimo decennio si è vociferato di una possibile “edizione speciale”, senza poi avere un seguito, quindi non resta che aggrapparsi ai sogni e sperare che qualche “pazzo (ricco) sognatore” possa rimettere in moto quella che per me era una macchina dei sogni.

Tag:, , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

Informazioni su aedser

Chi sono? Nasco a Torino il 2 agosto 1976, il giorno dopo l'incidente di Lauda al Nürburgring e lo stesso anno in cui Lucio Dalla pubblica l'album "Automobili". Impiego circa un anno per appassionarmi anche io di automobili. Conservo gelosamente, come Zio Paperone, la mia "numero uno": una Maserati di latta a cui ovviamente sono molto affezionato. Ho praticamente imparato a leggere sui depliant di automobili e non ho quasi mai smesso di collezionarne, con grande gioia di chi mi sta attorno. La mia passione non si è mai arrestata, anzi si è evoluta: pian piano hanno iniziato a interessarmi la tecnica e il design. Mi cibo di riviste, mi piacciono praticamente tutti i "generi" di automobile. Mi piace guidare e parlare di automobili. Mi diverto con i test drive. La mia vita è fatta anche di altro: sono laureato in Architettura, corro e scio con grande soddisfazione, ho una compagna, un figlio e nella mia vita non possono mancare i pastori tedeschi. Se non si fosse capito, difficilmente potrei vivere senza automobili.

Lascia un commento