Auto-lavaggio


Una delle numerose sfaccettature (termine che preferisco sostituire a nevrosi) che compongono e alimentano la mia passione (malattia? Ma vale il discorso della parentesi precedente)è quella della pulizia della mia vettura. Praticamente da sempre, soprattutto da quando ne possiedo una e non mi occupo quasi mai di quella di mio padre, la “lamiera lucente” è uno dei miei must, sebbene devo riconoscere che con il trascorrere del tempo io sia peggiorato, innalzando l’asticella del “lucido”.

Proverò a spiegarmi (giustificarmi?), con qualche cenno storico. A mia memoria, una trentina di anni fa o poco più, il parco auto circolante era mediamente più sporco di quello attuale e se ne può avere prova osservando qualche filmato d’epoca in cui il panorama urbano, di qualsiasi città italiana, non pullulasse di auto luccicanti. Probabilmente tra i fattori determinanti vi era la minore pulizia dell’aria, poiché lo si voglia riconoscere o meno, si stava peggio allora di oggi e la cappa di smog era certamente più presente. In secondo luogo mancava probabilmente una cultura che ci legasse ancora più all’apparenza e all’essere “tirati a lucido” in ogni occasione e poi semplicemente, non volendo addentrarmi in analisi sociologiche da bar, mancavano gli autolavaggi. A onor del vero esistevano eccome, ma erano meno diffusi, probabilmente più costosi in proporzione di oggi e spesso era ancora radicato il concetto di andare a lavarsi la vettura “al fiume” o in qualche canale, magari la domenica mattina. Nei miei ricordi di bambino affiorano immagini di strade di campagna, in periferia, che durante il fine settimana erano costellate da automobili a bordo strada, con i proprietari intenti a lavare e lustrare i propri mezzi.

Trascurando i risvolti antiecologici di questa operazione, in sé forse persino vietata dal Codice della Strada, i rischi per l’amata carrozzeria erano tutto sommato alti. Andando ad attingere acqua da un canale, un fiume, una roggia, non si sapeva prima di tutto di che tipo di acqua si trattasse, in più vi era il rischio che insieme all’acqua si lavasse l’auto con microparticelle pietrose, che alla fine avrebbero rigato la carrozzeria. Un’altra pratica, anch’essa vieta dal CdS, ma assai praticata allora più di oggi, era il lavaggio nei pressi di una fontana pubblica. In quel caso l’acqua sarà stata sicuramente di qualità migliore in quanto potabile, tuttavia è inutile aggiungere altro riguardo alla scarsa civiltà di chi trasformava la zona antistante in un autolavaggio a cielo aperto.

L’alternativa era il lavaggio “nel tunnel”,che ancora oggi è una strada praticabile e parecchio utilizzata, ma che espone la carrozzeria al rischio di essere graffiata dalle spazzole, soprattutto se queste non sono particolarmente nuove, visto che col tempo si consumano e si induriscono. L’occhio più allenato e al contempo più maniacale, potrà cogliere senza difficoltà se una vettura è stata lavata, magari anche una o due volte in un lavaggio a spazzole, poiché le tracce sono praticamente indelebili.

Per la gioia della categoria dei malati (come il sottoscritto) da una ventina di anni hanno preso piede i lavaggi self service, dove cioè si parcheggia l’auto e si inizia ad armeggiare con lance e spazzole per dispensare le amorevoli cure al proprio “cavallo”. La spesa è praticamente analoga a quella di un lavaggio a spazzole, ma qui non c’è limite alla voglia di pulizia, poiché (pagando) si può giocare con lavaggi, risciacqui e rilavaggi, a proprio piacimento. Anche in questo caso occorrono a mio avviso delle malizie, maturate in tanti anni di “lancia”, che mi hanno portato a utilizzare sempre meno le spazzole in dotazione, per non incappare nello stesso rischio-graffi del tunnel di lavaggio. Infatti, se non lavate continuamente e sostituite, le spazzole raccolgono lo sporco di chi ci ha preceduto e lo “ripropongono” a noi, con gli interessi, visto che si mescolerà con il nostro. I più sani di mente avranno a questo punto abbandonato la lettura e posso proseguire il ragionamento a con la seguente considerazione: prima di utilizzare la spazzola, riflettete sulla possibilità che qualcun altro possa come minimo aver pulito i cerchioni con la stessa, mentre voi la starete utilizzando sul cofano nero lucido. Proseguo o arrivate da soli alle conclusioni?

Ci sono anche aspetti svantaggiosi nel lavaggio a pressione, poiché il getto, se rivolto in maniera troppo diretta e ravvicinata, alla lunga può rovinare la vernice, compiendo una sorta di azione abrasiva.

Dopo aver fatto un po’ di ironica, non troppo, autoanalisi, confesso senza timore il mio amore per il lavaggio self service, perché l’evoluzione delle tecniche e della chimica ha fatto sì che esistessero prodotti e trattamenti davvero efficaci, dall’elevato potere sgrassante a quello protettivo, al lucidante senza asciugatura a quello repellente per la pioggia (davvero efficace e sicuro, poiché anche la visibilità ne trae vantaggio). 

Insomma, c’è la possibilità di avere a costi contenuti una vettura praticamente sempre intonsa. L’alternativa a ciò è il lavaggio totalmente a mano, ma a costi chiaramente più proibitivi se non fatto in prima persona e inoltre l’operazione richiede parecchio tempo, quindi non può essere considerata tra le attività frequenti, pena sacrifici economici.

Inutile raccontarvi come si presenti attualmente la mia automobile, anche se posso dire che il bello, o il brutto, di tutto ciò è poi la vettura si sporca nuovamente. E il gioco ricomincia…

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Informazioni su aedser

Chi sono? Nasco a Torino il 2 agosto 1976, il giorno dopo l'incidente di Lauda al Nürburgring e lo stesso anno in cui Lucio Dalla pubblica l'album "Automobili". Impiego circa un anno per appassionarmi anche io di automobili. Conservo gelosamente, come Zio Paperone, la mia "numero uno": una Maserati di latta a cui ovviamente sono molto affezionato. Ho praticamente imparato a leggere sui depliant di automobili e non ho quasi mai smesso di collezionarne, con grande gioia di chi mi sta attorno. La mia passione non si è mai arrestata, anzi si è evoluta: pian piano hanno iniziato a interessarmi la tecnica e il design. Mi cibo di riviste, mi piacciono praticamente tutti i "generi" di automobile. Mi piace guidare e parlare di automobili. Mi diverto con i test drive. La mia vita è fatta anche di altro: sono laureato in Architettura, corro e scio con grande soddisfazione, ho una compagna, un figlio e nella mia vita non possono mancare i pastori tedeschi. Se non si fosse capito, difficilmente potrei vivere senza automobili.

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